Benvenuti e buonasera.
Coloro che hanno seguito la "Academia Sarmenti" nei due precedenti
appuntamenti, resi fattibili grazie all'Assessorato alla Cultura del Comune
di Porto San Giorgio che ci ospita in questo delizioso teatro, avranno ormai
notato che la scenografia è volutamente sempre la stessa; una sorta di
salotto dove ritrovarsi per sfogliare insieme alcune pagine letterarie e musicali
di grande suggestione.
In questo percorso musicale e letterario, la chitarra è stato lo strumento
protagonista; è quindi naturale che la conclusione di questo ciclo sia
affidata alla chitarra nella sua veste più colta e raffinata.
La prima parte si articola sulle forme musicali tardo-rinascimentali e barocche,
anche se fra i brani c'è un falso storico, infatti, Manuel Ponce è
un compositore contemporaneo, messicano di nascita ma vissuto lungamente a Parigi.
La maggior parte delle sue composizioni chitarristiche furono dedicate al grande
Andrés Segovia. Secondo alcuni critici, qualche opera sembra sia stata
scritta a quattro mani.
Proprio Segovia suggerì a Ponce di scrivere una Suite nello stile barocco
e nel 1929 egli compose la "Suite Antica" che attribuì a Sylvius
Leopold Weiss. Weiss, grande compositore contemporaneo di Bach, era un virtuoso
del liuto e si dice che ingaggiasse con lo stesso Bach gare di abilità
con tale strumento. Solo nel 1983 la partitura della "Suite Antica"
verrà pubblicata con il nome del vero autore.
Il programma prende avvio con una tipica forma musicale barocca cioè
la fantasia che, si potrebbe definire una evoluzione del Ricercare ed antesignana
della fuga.
La Fantasia, infatti, è una composizione strumentale di forma assai libera
con una costruzione dialogante tra le parti, che nel '500, originando dall'Italia
e dalla Spagna, si diffonde nel resto dell' Europa.
La prima parte del programma si conclude con una danza a basso ostinato e con
variazioni, scritta su misura ternaria detta Ciaccona o Passacaglia, da passacalle
perché in origine si ballava per le strade. Questa danza di carattere
popolare e vivace, di origine spagnola, si diffuse in Europa nei secoli XVII
e XVIII ed in Francia si trasformerà in austera danza di corte.
Esempio celeberrimo di Ciaccona è offerto proprio dal brano conclusivo
della Seconda partita per violino solo di J.S. Bach di cui stasera sentiremo
la trascrizione per chitarra di Andrés Segovia.
La seconda parte del programma è dedicata alle Variazioni: il tema con
variazione è una forma musicale tipica dell'800 che arriva fino ai nostri
giorni.
Questo concerto inizia e termina con due autori inglesi e apparentemente con
la stessa forma; la fantasia. In realtà nella "fantasia N°7"
composta da John Dowland, prevale l'aspetto imitativo polifonico mentre nella
"Fantasy-Divisions" di Stephen Dodgson si realizza il principio della
variazione.
Dodgson inoltre tratta la forma variazione facendola ruotare, non tanto intorno
ad un tema musicale, quanto addirittura intorno ad una singola nota, il Sol.
A questo proposito mi piace citare la metafora evocata proprio dal maestro Giuseppe
Ficara:
«Immagina un processo gravitazionale, come quello del sistema solare,
con la nota Sol al centro e le altre note che, come pianeti, gli girano intorno»
.
Mio dovere sarebbe ora introdurre la figura dell'interprete di questa sera,
ma le note biografiche ed il curriculum sono fredde annotazioni che potrete
leggervi sul programma di sala, quello che invece mi ha colpito di Giuseppe
Ficara e che è emerso nelle conversazioni che hanno necessariamente preceduto
questo concerto, è il senso di magia che egli riesce a infondere al suo
stile di vita e alla sua arte.
Magia della musica dunque, sembra una frase fatta, anzi lo è, ma proprio
per questo essa mette in luce immediatamente quel fondo di realtà primordiale,
archetipica, e al contempo misterica e tremenda che hanno le frasi fatte. Quelle
che nascono, come direbbe Jung, dall'inconscio collettivo.
Ed ecco allora che alla memoria torna ad affacciarsi la fascinazione delle Figlie
del sole, cioè le grandi maghe della tradizione ellenistica Circe e Medea
che cantano e suonano strumenti misteriosi, e canta e suona Orfeo, che con la
magia della sua poesia e della musica riesce a commuovere le belve, a penetrare
negli inferi e a intenerire lo stesso cuore inscalfibile del Signore delle Ombre.
La musica dunque penetra laddove neppure la luce può giungere, come un
fiume sotterraneo ora calmo ora impetuoso, essa scava una via diretta che dall'orecchio
porta al cuore.
E anche la preghiera dei mistici, quella che i dervisci dicono che "ferisce
l'orecchio dell'altissimo come una freccia" cela, immaginiamo, una sorta
di rapimento musicale.
Raccontano che quando Francesco d'Assisi era al colmo della gioia estatica cantasse
nella lingua di sua madre; in francese, come un trovatore.
Io sono convinta che ciascuno di noi può vivere la musica come fascinazione,
come rapporto tra "cantus" ed "incantus" e lo dimostrano
anche questi musicali e magici versi di Paul Verlaine: